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Cosa sappiamo dell’intelligenza emotiva?

di Loredana Corbino, Associate Partner yourHR

 

Uno studio di Six Seconds (un’organizzazione che sviluppa modelli sull’I.E.) ci rivela che l’intelligenza emotiva (I.E.) impatta per circa il 55% della performance individuale, su un campione bilanciato per appartenenza geografica, sesso ed età, e dove i partecipanti provenivano da vari settori industriali.

Sentiamo parlare di intelligenza emotiva o intelligenza sociale, ma di cosa si tratta?

Ho una esperienza manageriale di vent’anni nell’ambito Risorse Umane. Per me I.E. significa essere a contatto con le proprie emozioni, la capacità di percepire, comprendere, e gestire i propri stati d’animo. 

Tutti proviamo emozioni sempre, in ogni momento della giornata.

Nel momento in cui consegno una lettera di assunzione, una promozione, o comunico un licenziamento, provo emozioni differenti a seconda delle situazioni, e tutte influenzano il resto della mia giornata.

Il ruolo giocato da persone ed emozioni nell’esercizio quotidiano della leadership

Le emozioni sono reazioni che hanno origine nel nostro corpo e nel nostro cervello: reazioni chimiche determinate da neurotrasmettitori che hanno il compito di trasportare i segnali emotivi attraverso il corpo. Ognuno di noi prova emozioni, ma al di là della chimica, bisogna essere in grado di capire e ascoltare cosa vogliono comunicarci.

Siamo influenzati dalle nostre emozioni, anche quando non ce ne rendiamo conto.

Se siamo felici e di buon umore, o se siamo arrabbiati, cogliamo aspetti diversi dell’ambiente che ci circonda. Le emozioni possono aumentare d’intensità, secondo l’intensità che hanno possono impedirci di pensare in modo chiaro e quindi farci prendere decisioni che non sono frutto di un pensiero intenzionale.

Paura e rabbia nel lavoro quotidiano

Quali sono le emozioni che proviamo più spesso?

Rabbia e paura sono le emozioni principali. Sono legate alla sopravvivenza, di solito vengono interpretate come emozioni negative, si cerca di minimizzarle o non prenderle in considerazione. Se invece ci alleniamo ad ascoltarle e ci chiediamo da dove provengono, possiamo esaminare le reazioni che suscitano in noi e ricavare informazioni che potrebbero aiutarci a prendere decisioni più consapevoli.

La paura ci avverte del pericolo, ci avvisa su un rischio potenziale, un pericolo sconosciuto. La domanda corretta da porsi è perché si prova paura di fronte ad alcune situazioni: “Cosa mi spaventa e perché?” Come la malattia, per l’informazione che contiene, reca in sè il seme della salute, così le paure, se le esploriamo, sono un tesoro nascosto per la conoscenza di noi stessi. (Marilyn Ferguson, autrice del Brain mind bulleting).

Vi invito a sperimentare l’ascolto dell’emozione che provate con un semplice esercizio: pensare ad una situazione in cui avete provato paura ovvero mi sono sentito così quando… e riflettete su quale elemento di saggezza risiede in questa emozione.

La rabbia ci può portare a fare cose non razionali, quindi è facile vederla come fattore distruttivo e negativo. 

La rabbia ci avvisa che c’è qualcosa che non ci piace in una situazione o qualcosa che è di ostacolo, la sfida è identificare cosa. Una volta che ascoltiamo il messaggio, l’emozione diminuisce di intensità e riusciamo ad agire in modo più chiaro.

Come le altre emozioni, anche la paura e la rabbia si autoalimentano, cioè aumentano di intensità, e possono diventare un pericolo. 

Proseguiamo con l’analisi della rabbia. Quando cresce ci porta ad aumentare il senso di frustrazione, ci porta a focalizzare ciò che ci fa sentire frustrati, continua a farci vivere una sensazione di disagio. Se l’irritazione viene trascurata può divenire più intensa, si trasforma in furia, genera paura e terrore, e innesca le stesse reazioni “combatti, fermati, fuggi”, il tipico meccanismo di sopravvivenza. 

Alla fine chi comanda? Se non ascoltiamo le nostre emozioni, se le ignoriamo, aumenteranno la propria intensità e comanderanno loro.

Per permettere alle nostre emozioni di aiutarci basta imparare a riconoscerle e ascoltarle, potranno diventare una guida e un aiuto per le nostre decisioni e migliorare il nostro futuro. Ma se guardiamo il futuro vediamo tempi caotici, pieni di complessità e stress in aumento. 

Viviamo qualcosa che era inimmaginabile, eppure è accaduto, veloce e senza darci alcuna scelta, ha rivoluzionato le nostre abitudini. Che emozioni abbiamo provato in questi mesi? Abbiamo imparato e sviluppato l’utilizzo della tecnologia per comunicare gli uni con gli altri ma c’è comunque senso di isolamento. Questa sfida ad impatto emotivo sta crescendo – nel mondo, al lavoro, a casa. Persino i bambini sperimentano un crescente senso d’angoscia. Gestire le nostre emozioni e le emozioni altrui in modo efficace ci aiuta ad essere meglio preparati per il futuro che ci attende.

La ricerca sull’ I.E. ci orienta a raggiungere risultati con maggiore efficacia, stare e sentirsi in salute, prendere migliori decisioni, costruire relazioni più solide.

Attivazione: misurare per sviluppare 

L’intelligenza emotiva può essere misurata sia a livello individuale, che per i team, o l’intera organizzazione.

Perché è importante misurare l’intelligenza emotiva della nostra organizzazione? 

Parliamo ad esempio del tema della retention dei talenti: uno studio di Gallup, su oltre due milioni di lavoratori americani, evidenzia che la retention ha a che vedere con i fattori emozionali. I dipendenti motivati sono risultati avere il 50% di probabilità in più di rimanere nel loro posto di lavoro rispetto ai demotivati. 

Secondo la ricerca sono 3 i fattori critici che motivano le persone a restare, e hanno tutti a che fare con le emozioni: la persona

  1. si sente apprezzata
  2. ha ricevuto negli ultimi 7 giorni una gratificazione da qualcuno che si trova in una posizione dirigenziale 
  3. percepisce che il datore di lavoro è interessato alla propria crescita

Disponiamo di strumenti e modelli per misurare l’intelligenza emotiva, nelle componenti in cui è possibile scomporla: il livello motivazionale e di fiducia, l’abilità di lavorare in gruppo, di tradurre in pratica le strategie, di agire una reale disponibilità al cambiamento. Elementi importanti, da conoscere per la propria organizzazione.

Il modello che utilizzo per misurare la intelligenza emotiva è Six seconds, diviso in tre macroaree: Self awareness, Self management, Self direction.

  • Self awareness è il cosa: quali sono i miei punti di forza e le aree di miglioramento, 
  • Self management è il come: se conosco meglio me stessa sono più intenzionale, 
  • Self direction conduce al perché: quando do me stessa sono libera e piena di energia, pongo attenzione al perché mi comporto in un certo modo, al perché cambiare direzione, al perché coinvolgere altre persone.

Un valido punto di partenza per acquisire consapevolezza.

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  • Posted by yourhr
  • On 17 Febbraio 2021
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